Facebook non è ancora maggiorenne. La creatura di Mark Zuckerberg, infatti, è nata il 4 febbraio del 2004. Ma nel mondo della società hi-tech 14 anni valgono quanto un’era geologica. Servizi che andavano per la maggiore quando Facebook ha mosso i primi passi ormai non esistono più. Qualcuno ricorda MySpace? Era il social network che sembrava avere il futuro più promettente. Poi è arrivato Facebook, molto meno creativo, ma enormemente più semplice da usare. E ne ha fatto polpette.

Questo per dire che ormai la società di Menlo Park è un gigante, anzi uno dei 5 giganti dell’hi-tech, insieme a Apple, Amazon, Netflix e Google. Le iniziali di questi gruppi fanno un acronimo molto aggressivo, per chi parla inglese: «Faang» («fang», con una «a» in meno, vuol dire «zanna»). La benzina di queste enormi società (Amazon e Apple ormai arrivano a una capitalizzazione di mille miliardi di dollari) non sono i profitti, ma la crescita. Qualche giorno fa Facebook ha ammesso che non crescerà più come prima. Ed è abbastanza normale, visto che ormai ha 2,5 miliardi di utenti. Ma i mercati non l’hanno presa bene: da qui il tonfo che ha fatto perdere alla società 120 miliardi di dollari. Ma è una crisi di crescita. Facebook vale il 18% della pubblicità digitale mondiale e ha due servizi – Instagram e WhatsApp – che finora contribuiscono solo marginalmente. Ma non sarà sempre così. E Facebook riprenderà a macinare record.

Editoriale della Gazzetta di Parma 28 luglio 2018