Negli Stati Uniti è tornata la paura dei pacchi bomba. Non è una paura inedita: basta pensare a Theodore Kaczynski, meglio noto come Unabomber, il terrorista solitario e coltissimo (laurea ad Harvard e PhD in matematica all’università del Michigan) che colpì più volte durante un periodo di quasi diciotto anni, provocando 3 morti e 23 feriti. Unabomber, nel suo delirio antitecnologico, colpiva quelli che pensava fossero gli agenti di una rivoluzione informatica che avrebbe privato gli americani della loro libertà.
Questa volta, invece, le bombe hanno bersagli più consueti: sono persone – tutti democratici – che, in qualche modo, si sono opposte a Donald Trump: Barack Obama, Hillary Clinton, il vice presidente Joe Biden, George Soros, il miliardario che è una specie di bestia nera dei movimenti di destra, l’ex ministro della giustizia Eric Holder e – udite, udite – anche Robert De Niro reo di non sopportare Trump. Le indagini sono in corso e si spera che in breve tempo si trovi il responsabile – o i responsabili – di questi atti di terrorismo.

Ma questo succede a pochi giorni dalla elezioni di Midterm, che si terranno martedì 6 novembre, e dimostra l’asprezza di questa campagna elettorale che, se possibile, è anche peggio di quella delle ultime presidenziali. Ora bisognerebbe abbassare i toni. Ma nell’America attuale è un pio desiderio. E forse il problema è proprio questo.

Editoriale pubblicato sulla Gazzetta di Parma del 26 ottobre 2018